Altair, Guerriero Umano
Il viaggio di ritorno stava finalmente per giungere al termine, ancora pochi alberi e la foresta di Calen si sarebbe aperta sul villaggio che ormai avevo imparato a considerare la mia dimora in questo mondo.
Alcuni dei miei compagni avevano lasciato il nostro gruppo poco prima e l'ultimo tratto lo avevo passato con la sola ed esclusiva compagnia del giovane mezzelfo di nome Sarnek che se ne era andato solo poco prima di raggiungere il piccolo centro abitato.
I recenti eventi si erano dimostrati particolarmente interessanti, sopratutto lo scoprire la presenza in questo mondo di una fanciulla come Karin, i cui poteri potevano essere utilizzati per la nostra causa.
La bimba era sicuramente molto cauta, per cui non sarebbe stato facile usufruire dei suoi servizi, ma in fondo avevo l'impressione di aver ottenuto la sua fiducia, per cui le cose si sarebbero forse rivelate più facile di quel che pensavo.
La missione che si era appena compiuta sarebbe stata la principale protagonista del mio prossimo rapporto, le cui conclusioni sarebbero poi state analizzate dai miei superiori che avrebbero infine deciso come procedere.
La mia idea era di approcciare la ragazza come normali clienti, il mio nome avrebbe sicuramente abbassato un po le difese della fanciulla, dopodichè avremmo potuto provare ad azzardare dell'altro. Sicuramente convincerla a lavorare per la nostra causa sarebbe stato impossibile, ma riuscire ad ottenere da lei ingenti forniture di goielli magici con cui equipaggiare i nostri uomini, beh quello ero sicuro sarebbe stato molto più facile.
Metodi e mezzi si sarebbero visti in seguito, ma conoscendo la
'politica dell'esercito in cui militavo', si sarebbe provato a seguire il metodo
' poche spese, massimo guadagno', che in molti casi equivaleva ad un semplice rendere in schiavitù i necessari lavoratori.
Per Karin non volevo arrivare a tanto, ma conoscendo l'astuzia di chi ci guidava, ero convinto che un modo più gentile di seguire quella politica si sarebbe sicuramente trovato.
Dopo giorni di viaggio accolsi l'entrare nella locanda in cui alloggiavo come un vero e proprio rientro a casa. Il calore del fuoco e il profumo delle vivande calde si rivelarono essere un tesoro prezioso quasi quanto il gioiello per il quale avevamo appena lottato, ma il desiderio di buttarmi subito su del cibo e una buona birra fresca venne subito disilluso dal mio notare una presenza decisamente famigliare e che mai mi sarei aspettato di vedere.
Una figura avvolta in anonime vesti, il volto nascosto nelle ombre di un cappuccio , sedeva isolata vicino al camino, sorseggiando tranquillamente da un grande boccale di birra. Le persone attorno sembravano ignorarlo, malgrado l'aspetto non fosse dei più tranquilizzanti, ma io sapevo benissimo che il fatto era dovuto all'incantesimo lanciato su quelle vesti, in grado di agire inconsciamente sulla mente degli individui facendo sembrare normale e di poco conto la sua sospetta apparenza.
Su di me quell'incantesimo non aveva effetto, essendo io perfettamente a conoscenza della sua identità. Cosi dove altri vedevano un semplice uomo e semplici vesti, io ero in grado di riconoscerlo come un draconico, uno dei soldati di Elite del nostro esercito.
Cosa mai ci faceva qui?. Cosa lo aveva spinto ad attraversare il portale per raggiungermi?.
Mi avvicinai al suo tavolo e gli sedetti di fronte, chiamando poi una cameriera e ordinanto da bere anche per me.
La ragazza mi sorrise amabilmente e leggermente imbarazzata corse lesta ad esaudire la mia richiesta.
"Era ora", disse intanto il draconico, la rabbia difficilmente nascosta nel suono della sua voce, "
non ho affrontato assassini elfi e viaggiato in compagnia di uno di loro per poi stare qui ad attendere il tuo arrivo per giorni, dovrai ripagarmi vitto, alloggio e tutte le fatiche sopportate. Ma ora non perdiamo tempo, portami alla tua stanza ..ho delle cose importanti da dirti."
"Beh", risposi io, stirando la bocca nel mio consueto sorriso in tralice,
"Se ogni giorno di attesa hai gozzovigliato come stai facendo ora, direi che non puoi lamentarti".. Innanzi a lui infatti, oltre alla brocca, ora avevo notato l'avanzo di quello che sembrava un pasto decisamente abbondante e succolento.
"Ricordati chi sei Soldato", ribattè seccamente, alzandosi proprio nel momento in cui stava arrivando la mia tanto agognata birra,
"Anche se sei il prediletto di Lord Verminaard io ho pur sempre un grado più elevato del tuo, per cui niente storie e vediamo di concludere velocemente questa faccenda, cosi che potrò finalmente tornarmene a casa".
Senza cerimonie afferrò il boccale a me destinato e se lo sgolà tutto d'un fiato, ridandolo poi alla basita cameriera e infine dirigendosi a grandi falcate verso le scale.
"Agli ordini", sospirai io, guardando il boccale vuoto e facendo spallucce, venendo però poi ricompensato dall'adorante occhiata dell'avvenente fanciulla alla quale risposi con una complice strizzata d'occhio,
"Prima il dovere poi il piacere ragazza mia...questa è la dura vita del soldato..."Lontani ora dalla folla, il messaggero si permise di scoprirsi il volto, mostrandomi finalmente a quale delle cinque razze di uomini-drago esso appartenesse. Il volto elegante e affusolato era ravvivato da profondi occhi color smeraldo dalla delicata pupilla verticale. Le scaglie che ne adornavano il viso erano di un lucido color rame il che lo indicava come un Kapak, la razza più avvezza al combattimento defilato e alla furtività, maestri nell'uso dei veleni e dotati loro stessi di due tipi di veleno diversi , uno paralizzante e l'altro mortale acido, cosi come acido era il sangue che scorreva nelle loro vene.
"Mi chiamo Rinnak e sono qui per ordine diretto di Lord Verminaard", dichiarò infine, la lunga lingua biforcuta che mentre parlava saettava tra le fila dei suo denti aguzzi,
"Devo consegnarti un oggetto da parte di tua madre Alcyone , insieme ad una sua lettera per te."
Non mi sfuggì il fatto che non aveva menzionato il grado di mia Madre, sicuramente superiore al suo visto che si trattava di un comandante di compagnia. Questo stava ad indicare che ancora vi era della diffidenza nei suo riguardi, dovuta sicuramente al fatto che si trattasse di un elfa, da sempre razza considerata nemica numero uno delle nostre armate.
Ignorai la cosa, inutile mettersi a discutere per questo, oltretutto Rinnak aveva ragione, ero un suo subordinato e quindi gli dovevo rispetto e ubbidienza, cosi come avevo giurato il giorno in cui presi la mia decisione di arruolarmi nelle Armate dei Draghi, per seguire la strada che con tanta fatica Alcyone aveva per me preparato.
Il Kapak prese ad armeggiare con le sue mani artigliate in una delle sacche che portava ai fianchi, estraendone infine una collana e un busta sigillata.
Grande fu la mia sorpresa nel vedere il gioiello. Si trattava infatti dello stemma del mio casato, l'unico oggetto che avevo portato con me il giorno in cui decisi di lasciare la mia famiglia naturale per fuggire con Alcyone verso la mia nuova vita. Tanti anni erano passati...ero solo un bambino di 6 anni, appesantito dalla solitudine e con in mente sogni e fantasie di ogni tipo che usavo come antidoto per essa. Sogni che divennero realtà il giorno in cui incontrai l'elfa che infine presi a considerare come mia madre adottiva....sogni che alla fine si erano rivelati uno dei motivi principali per cui poi fuggii con essa.
Presi in mano l'oggetto, osservando con occhi quasi lucidi il medaglione raffigurante un'aquila ad ali spalancate, incoronata da tredici stelle dorate e con tra gli artigli una candida rosa. Quando partii per Minartias non ero riuscito a trovarlo e solo il mio forte senso del dovere mi aveva impedito di ritardare la partenza per poterlo cercare. Forse lo aveva preso Alcyone stessa per mettermi alla prova, forse la lettera che lo accmpagnava spiegava tutto.
Aprii la busta utilizzando il piccolo coltellino che portavo sempre con me per ogni evenienza, emozionandomi non poco nel trovarmi davanti l'elegante e raffinata calligrafia della donna che mi aveva allevato. Non mi ero accorto di quanto essa mi mancasse, anche perchè dal giorno in cui mi ero arruolato, il nostro rapporto si era evoluto per divenire qualcosa di più del semplice affetto di una madre per il porprio figlio, seppur non naturale.
Ma come soldato non potevo di certo farmi vincere da certe emozioni, men che meno buttarle in faccia a quello scorbutico draconico.
Ripresi la mia fredda e impassibile espressione, mentre le mie pupille danzavano avanti e indietro per le verdi iridi seguendo il flusso delle parole.
" Mio Caro Altair, sono lieto di sapere, dagli ultimi rapporti che mi hai inviato, che le cose ti stiano andando bene.
Le due donne che hai reclutato si sono mostrate degli ottimi acquisti e Lord Verminaard si è detto orgoglioso del tuo senso del giudizio. Ovviamente lo sono anch'io e più il tempo passa, più mi rendo conto che l'idea di mandarti in quel nuovo mondo da solo si rivelerà fondamentale per la tua formazione. Malgrado questa consapevolezza non posso di certo dirmi tranquilla, normale per una madre.... anzi.... forse ora dovrei dire normale per un'amante. Comunque sia, questo medaglione è il mio dono per te. Te lo presi poco prima della tua partenza perchè avevo intenzione di gettare su di esso un incantesimo e finalmente, grazie anche alla benevolenza della Nostra Gloriosa Regina e all'Aiuto dello Stesso Verminaard, l'incanto è stato completato. Non è nulla di speciale, soltanto che grazie ad esso, io, Verminaard e Takhisis stessa saremo sempre in grado di sapere come stai, cosi come in caso di necessità potremo comunicare con te e tu con noi. Un metodo più semplice che dover continuamente raggiungere il portale per fare i tuoi rapporti.
L'utilizzo è semplice, il rubino che è uno degli occhi dell'aquila si accenderà se noi vogliamo comunicare con te, toccalo e dalla rosa apparira l'immagine di chi ti vorrà parlare. Al contrario, se vorrai tu comunicare con noi, tocca lo smeraldo che è il secondo occhio e io sarò pronta a risponderti.
Mi auguro che il dono ti sia gradito e che tu possa procedere al meglio nella tua missione,
portando anche in quel mondo Gloria e Onore alla nostra Oscura Sovrana.
Alcyone"
Appoggiai la lettera sul piccolo tavolo di cui la stanza era fornita e indossai il medaglione, ringraziando sinceramente Rinnak per avermelo portato sin qui.
L'uomo rettile sbuffò sonoramente , lasciando cadere la cosa con un gesto della mano e portandosi verso la vetrinetta degli alcolici, prendendo a servirsi un bel bicchiere di quello che poteva essere una specia di Whisky.
Le sorprese della serata non erano però ancora finite. La mia attenzione venne infatti attirata da un regolare battito alla finestra e come se l'indossare il medaglione avesse dato inizio ad una qualche strana evocazione, vidi al di fuori di essa la nobile forma di un'aquila reale che insistentemente batteva con il becco aguzzo sul vetro.
Mi affrettati ad aprirle, non tanto per la fretta di scoprire il motivo della sua presenza li, quanto per evitare che la sua forza riducesse in mille pezzi il fragile cristallo, andando ad aggiungere ulteriori spese a quelle che già dovevo pagare per l'alloggio del mio
' socievole postino rettiliano'L'animale indicò il davanzale, indirizzando il mio sguardo su altre due lettere dall'aspetto alquanto misterioso, una nera e l'altra bianca. Fatto il suo dovere, spalancò le enormi ali e volo via lanciando il suo acuto canto, quasi volesse mostrare la sua soddisfazione nell'aver portato a termine l'impresa e di potersi quindi finalmente godere la libertà.
Osservai le lettere per un attimo, quasi ipnotizzato dalla loro presenza , e senza nemmeno accorgermene la mia mano corse subito a quella con la busta nera.
Appena la aprii la seconda iniziò a prendere fuoco per conto suo, lasciandomi cosi senza la soddisfazione di sapere cosa essa conteneva.
Sembrava comunque una scelta, o una o l'altra, cosa poi questo avrebbe significato era tutto da scoprire.
All'interno semplici parole in inchiostro bianco, scritte con una calligrafia non molto dissimile da quella di Alcyone.
" Foresta Oscura a nord della Foresta Di Calen, in un castello nero vi aspetto per mettere alla prova le vostre capacità."
Una chiara sfida, qualcosa a cui un guerriero non poteva rifiutarsi di partecipare.
"A quanto pare mio caro Rinnak, hai bevuto l'unica birra che potevo permettermi di godermi questa sera...." - lo guardai, sorridendo furbescamente prima di rimettere mano allo zaino che speravo invece di poter quella sera abbandonare per qualche giorno di meritato riposo -
"beh..direi che questo ripaga tutti i debiti che ho con te... Ti auguro un buon ritorno a casa, porta i miei omaggi a Lord Verminaard e ringrazialo per la cortesia di averti mandato qui col medaglione....a presto".....
Uscii dalla camera lasciando solo il draconico e ripresi nuovamente la strada verso quella che si prospettava una nuova e interessante avventura....
Edited by Lord Altair - 17/5/2012, 15:46